Carosello

CASTELLO CARLO V - LECCE

16 LUGLIO - 4 NOVEMBRE, 2024

Il Castello Carlo V è un luogo complesso, identitario e monumentale, e basta considerare che è il più grande per estensione in Puglia – terra di limite, storicamente una delle barriere più fortificate dell’Occidente europeo – per comprendere quanto possa essere ricco di luoghi diversi e insieme di potenziali usi per iniziative culturali. In particolare i quattro bastioni cinquecenteschi offrono altrettanti spazi, differenti tra loro e ugualmente suggestivi, progettati un tempo per resistere agli assedi con le loro mura spesse e oggi aperti alla fruizione da parte del pubblico. Il Bastione Santa Croce – così chiamato per aver invaso lo spazio un tempo occupato dall’antica chiesa conventuale, poi ricostruita e oggi simbolo del barocco leccese – è stato utilizzato per secoli come magazzino per le esigenze difensive del castello e poi della caserma militare dismessa solo nel 1983. Oggi è uno di quei luoghi del castello che, grazie al restauro concluso di recente, offre l’opportunità di ospitare eventi anche di grande respiro, trasformandosi in spazio espositivo proprio in occasione de “Il tempo sospeso” con le fotografie di Alain Laboile. Le superfici di pietra che delimitano i volumi del bastione sono percorse dai segni che la sua storia ha lasciato, fin dal momento della sua costruzione. Oggi quelle tracce sono riprese, percorse nuovamente e trasfigurate nell’allestimento di Peter Bottazzi, che sfrutta i fori utilizzati per le impalcature servite per la costruzione di quelle stesse mura e delle volte di pietra, inserendo lì le travi che definiscono il ritmo dell’esposizione. A quelle travi le immagini di Laboile sono sospese, come il Tempo del titolo della mostra, in un fluttuante labirinto che è quanto di più diverso dalla fissità della materia delle mura che lo racchiudono. Il lavoro di Laboile ha conquistato il favore della critica e del pubblico grazie alla sua capacità di catturare momenti di vita quotidiana con una sensibilità fuori dal comune, cogliendo l’espressività dei corpi in condizioni di totale libertà, in piena e intima connessione con la natura. Riflettere su queste condizioni, sul carattere primordiale e intimo che emerge potente dalle immagini fotografiche, è probabilmente un percorso salutare, taumaturgico per la maggior parte di noi, abituati a ritmi di vita esasperati e a relazioni vincolate da artifici più che da sguardi sinceri. La visita de “Il tempo sospeso” scorre dentro lo spazio reso fluido dai tessuti, si addensa nell’intensità degli scatti ed esplode nelle immagini proiettate e brillanti, nella cornice di un allestimento serrato e al tempo stesso permeabile, così simile a un bosco dove sentirsi liberi. Un bosco che si anima dentro il bastione fortificato, reinterpretandolo per creare un’esperienza inedita e immersiva.

CARLO V CASTLE- LECCE

JULY 16 - NOVEMBER 4, 2024

The Charles V Castle is a complex, identity and monumental place, and it is enough to consider that it is the largest in Apulia - a borderland, historically one of the most fortified barriers in Western Europe - to understand how rich it can be in different places and at the same time in potential uses for cultural initiatives. In particular, the four 16th-century bastions offer as many different and equally evocative spaces, once designed to resist sieges with their thick walls and now open to public use. The Bastione Santa Croce - so called for having encroached on the space once occupied by the ancient convent church, later rebuilt and now a symbol of Lecce Baroque - was used for centuries as a storehouse for the castle’s defensive needs and then as a military barracks that was only decommissioned in 1983. Today, it is one of those places in the castle that, thanks to the recently completed restoration, offers the opportunity to host even large-scale events, transforming itself into an exhibition space on the occasion of “The suspended time” with photographs by Alain Laboile. The stone surfaces that delimit the volumes of the bastion are traversed by the signs that its history has left, from the moment of its construction. Today, those traces are taken up again, run through again and transfigured in Peter Bottazzi’s installation, which exploits the holes used for the scaffolding used for the construction of those same walls and stone vaults, inserting there the beams that define the rhythm of the exhibition. From those beams Laboile’s images are suspended, like the Time of the exhibition’s title, in a fluctuating labyrinth that is as different from the fixity of the material of the walls that enclose it. Laboile’s work has won the favour of critics and the public alike thanks to his ability to capture moments of everyday life with an uncommon sensitivity, capturing the expressiveness of bodies in conditions of total freedom, in full and intimate connection with nature. Reflecting on these conditions, on the primordial and intimate character that powerfully emerges from the photographic images, is probably a healthy, thaumaturgic path for most of us, accustomed to exasperated rhythms of life and relationships bound by artifices rather than sincere glances. The visit of “The suspended time” flows within the space made fluid by the fabrics, thickens in the intensity of the shots and explodes in the projected and brilliant images, in the frame of a tight and at the same time permeable setting, so similar to a wood where one can feel free. A forest that comes alive inside the fortified bastion, reinterpreting it to create an unprecedented and immersive experience.

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